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Ho ignorato Dante, mi sono confusa con il Petrarca, ho compianto Leopardi, ho sofferto per Campana, mi sono illusa con D’annunzio, ho pranzato con Ezra Pound, mi sono seduta con T.S. Eliot, mi sono adagiata con Sereni, mi sono detta con Baudelaire: "Voici venir les temps où vibrant sur sa tige...". Ho sognato Rimbaud, ho passeggiato per via Veneto con l’arcigno Cardarelli, ho incontrato più volte Pasolini, Montale mi ha ignorato, Ungaretti mi ha invitato a casa, Betocchi mi è stato amico, ho telefonato a Solmi, ho recitato Rilke: "Chi non ha casa adesso non l’avrà, chi è solo a lungo solo dovrà stare". Ho invidiato Byron, ho ringraziato la Srymborska, mi sono persa dietro l’innominato e infine ho recitato Shelley: "E che saresti, che sarebbero le stelle, la terra, il mare se all’immaginare dell’uomo sembrassero vuoti la solitudine e il silenzio?" |
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